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IL CUOCO PIEMONTESE perfezionato a Parigi che insegna con facil metodo a cucinare qualunque sorta di vivande, sì in grasso, che in magnro, di nuovo gusto: ed avvisi sopra la bontà, e scelta d’ogni cosa apparentemente alla Cucina, proseguito dal Confetturiere. Coi doveri del Mastro di Casa, e le minute per la quattro Stagioni; colla spiegazione degli utensili necessarj, e la maniera di trinciare pulitamente le carni.

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CAT23-040 Torino Ricca 1766 ,
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in-8, pp. 504, bella leg. m. pelle coeva con tass. e tit. oro al d. con picc. fregi, piatti in cart. dec. Con una gr. tav. xilogr., più volte ripiegata, stampata recto/verso e raff. l’apparecchiatura della tavola con i coperti e menù. Rarissima ediz. orig. del più noto trattato di cucina piemontese, contenente centinaia di dettagliate ricette dove l’innovazione della cucina francese si fonde con la tradizione di quella piemontese. L’opera gettò le basi per un autonomia della cucina piemontese rispetto a quella d’oltralpe: la birra lasciò spazio al vino, il vino bianco secco prese il posto dello champagne, i tartufi neri del Périgord furono sostituiti con i tartufi bianchi, e così via. Un capitolo intero è dedicato a burro e formaggio, in particolare parmigiano, altro a bevande quali caffè, tè e cioccolato. Ampia trattazione viene data a confetture e marmellate. L’opera fu più volte ristampata anche nei secoli successivi, ma questa prima edizione è pressochè introvabile soprattutto completa della tavola. Paleari I, p. 230. Westbury 69. Manca a Vicaire. Belliss. esempl. [MM11-084]

Peso 1 kg