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DEI CAVEDJ DEGLI ATRJ e di alcuni altri principali membri nelle case degli antichi romani. Con un nuovo commento sopra Vitruvio di… Vicentino.

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CAT26-397 Vicenza. Picutti 1828 , ,
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in-4, pp. 93, leg. carta color. coeva con tit. mss al d. Con 9 tavv. in rame al fine di cui alcune ripp. raff. piante e sezioni di antichi edifici (inc. da Schiavetti). La tav. III è bianca e, non essendo richiamata nel testo, si presume che non sia mai stata stampata. Imp. studio e opera fondamentale dell’autore vicentino (1791-1872) che istituì presso la sua casa un museo di libri d’arte, disegni e dipinti. Dotta dissertazione sugli atri e cavedi delle fabbriche per i quali l’A. da una interpretazione sull’uso che gli antichi attribuivano a questi luoghi, discostandosi dall’interpretazione data dal Barbaro e Palladio. Egli sostiene che gli atrii siano luoghi in cui “… gli antichi riponevano le immagini in cera degli antenati e vi collocavano armadi in cui riponevano i documenti della nobiltà della famiglia…”. L’opera è divisa in tre parti: esame critico dei commenti del Barbaro, interpretazione dell’A. e spiegazione dei suoi disegni (tavole), e infine confronto con le teorie di Vitruvio. Curiosa nota ms a matita al front. Manca a Borroni, Olschki, Cicognara. Rumor II 634.1. Clio 5, 3952. Raro. Legg. slegato ma bella copia.

Peso 1 kg